Siamo un Paese di atleti, marchesi, sorelle, vetrinisti, immigrati ed emigrati che sulla fantasia e l'arte di coinvolgere partner, figli e nipoti hanno edificato imperi capaci di sopravvivere a se stessi. Un po' di ripasso per non dimenticare.
Certo, l'imperativo è guardare avanti. Cambiano i bisogni, gli approcci. Il sistema moda è globale, procede in più di una direzione, è street e couture, è estetica ma anche etica. Si ragiona a zig zag, come in un film di Christopher Nolan. E se il futuro è tutto da scrivere, c'è un passato da studiare, da immergercisi dentro con passione.
Nel 1999, il gruppo di François Pinault acquistò il 42 per cento di Gucci e da allora non si contano i marchi italiani entrati a far parte delle stelle sulle bandiere delle due super potenze francesi del lusso o comprate e rilanciate da fondi internazionali di private equity. Eppure. Le origini restano, da qualche parte. Non sono ombre, sono radici.
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